Le canzoni di Glenn Miller: i successi musicali con la traduzione dei testi e video delle canzoni, la biografia del cantante con le notizie più importanti
Originario di Clarinda, in Iowa, Glenn Miller nacque il 1° marzo del 1904 e fu uno dei più influenti jazzisti bianchi dell’era swing. Passò i primi anni della sua vita a cambiare residenza: Nebraska, Missouri e infine Colorado.
È qui che cresce, si diploma e conosce la musica. Passa l’infanzia e l’adolescenza a suonare mandolino e corno, accostandosi infine alla tromba intorno ai 16 anni. Dopo il 1921 lo si vede in una vera orchestra – dopo anni di militanza nelle bande scolastiche – e precisamente la Boyd Senter’s Orchestra. Nel ’23 comincia il percorso accademico presso l’Università del Colorado: non si laureerà mai. Presto abbandona per proseguire la carriera come musicista: al college però conosce la futura moglie Helen Burger.
Dopo una breve collaborazione con Ben Pollack ed un soggiorno a Los Angeles, Glenn Miller approda a New York, uno scenario decisamente più appetibile e florido per un musicista con le sue aspirazioni e capacità. Lì conosce Red Nichols e Paul Ash.
Venuto a contatto con il mondo swing, Miller lavora come arrangiatore e trombonista: gli anni ’34/’35 sono per lui un vero momento di svolta: lavora sia con Tommy, sia con Jimmy Dorsey. Nel 1937 fonda la sua prima big band, ma fatica a trovare gli spazi necessari e il progetto naufraga rapidamente: l’anno successivo decide di ritentare fondando una nuova band. Nel ’39 tenne un concerto al Glen Island Casino di New York: da quel momento ottiene finalmente una notevole visibilità pubblica e comincia ad essere conosciuto come King of Swing. Incide Tuxedo Junction che vendette oltre 110’000 copie e permise alla Glenn Miller Orchestra di ottenere un ingaggio alla Carnegie Hall. Suoi – inoltre – gli storici pezzi In the Mood – che ha segnato un’ epoca e fatto ballare migliaia di americani – e Chattanooga Choo Choo, inserito nel film del 1941 Sun Valley Serenade.
Stanco delle critiche che gli venivano mosse – a proposito del fatto che avesse compromesso e cambiato in peggio in jazz – nel 1940 Miller dichiarò che: “Alcuni dei critici puntano il dito contro di noi e ci accusano di aver abbandonato il vero jazz. Tutto sta nel capire cosa definisci come vero jazz”.
Fervido patriota, mise la sua arte del servizio della causa statunitense impegnata sul fronte europeo contro le potenze dell’Asse. Fondò per l’occasione la Fifty Piece Army Air Force Band che suonò ripetutamente – con oltre 800 concerti all’attivo – per le truppe americane impegnate in Francia e in Inghilterra: raggiunto il grado di maggiore, morì in circostanze ignote, mentre l’aereo che lo trasportava sorvolava la Manica nel 1944. Era diretto a Parigi, dove Glenn Miller avrebbe dovuto esibirsi.
Nel 1953 la sua memoria divenne un film, The Glenn Miller story, con Jimmy Stewart.